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Dieta, stile di vita o slur?

Riflessioni etimologiche e politiche su 5 lettere non neutre

Disclaimer:

Trigger warning: dieta in senso negativo, disturbi alimentari, peso, salute.

Target: per professionist* curios* che non hanno paura a cadere dalla sedia e a mettersi in gioco, o sono già caduti e non vogliono sentirsi sol*, ma anche per le  persone dalle quali parte questa riflessione.

Attenzione: spesso uso il femminile universale, a volte il maschile per maggioranza, a volte gli asterischi nel rispetto di tutte le persone e tutti i generi.

Non sono una socio-linguista, ma so che le parole oltre ai loro significati etimologici, quelli del dizionario, possono avere anche altri significati emotivi, evocativi, personali o collettivi, che poi a loro volta  riscrivono il dizionario  in uno scambio allegro che rende la lingua viva e adatta alla cultura.

Vorrei provare in questo  articolo a fare una riflessione sulla parola DIETA: nel dizionario definita come l’insieme degli alimenti mangiati da una persona in un arco temporale di riferimento, infatti, se in ambito medico mi venisse chiesto: -qual è la tua dieta?- Mi verrebbe spontaneo  raccontare cosa mangio, non penserei di  dire:  -No, non faccio  una dieta- perché il significato “stile alimentare” è ben compreso nel contesto. Se invece sentissimo sulla  metro dire: -Dovrei iniziare una dieta- sarei certa che la  persona origliata intenda -Devo iniziare uno stile alimentare che mi porti a perdere peso –.

Figure sanitarie infatti, ma non solo, sanno bene che in questo caso e nella maggior parte dei casi in  cui la parola  dieta è utilizzata, viene in realtà  sottointeso dieta “ipocalorica”, oppure dieta  “per perdere peso”, ma anche dieta “per mangiare meglio”  dove 9 volte su 10  si da per  scontato che  mangiare “meglio” comunque porti a perdere peso.

In entrambi i casi respiriamo aria di cultura della dieta, sia laddove ci siano chiari obiettivi di peso (dieta ipocalorica/per perdere peso), sia dove troviamo una morale sul cibo “mangiare meglio o più sano”.
Nell’immaginario collettivo, infatti, è innegabile che dieta sia associata a scenari  per  lo più negativi: sacrifici, privazioni, obiettivi di peso irraggiungibili e poco sostenibili nel tempo, impegno, forza di volontà, disprezzo per il proprio corpo, insoddisfazione, fallimenti, colpa e vergogna, spesso anche traumi ed esperienze di disturbi alimentari, ossessione, valutazione di sé sulla base della dieta, del peso, del controllo, abbuffate, peggioramento della qualità di vita…

Ecco perché quando leggo frasi accattivanti della serie:  “la dieta non è privazione è stile di vita”, mi si accappona la  pelle e mi domando:

1Ha senso rivalutare una parola così densa di significato negativo?

2Siamo sicure che anche “stile di vita” sia un concetto neutro (emotivamente e moralemente parlando) per come lo immagini, proponi, vendi in qualità di professionista della salute, o stai comunque intendendo uno stile di vita che prevede indicazioni precise in virtù del tuo concetto di “salute” privilegiato?

La mia  parte ribelle e amante delle sfide non si lascia  nemmeno il tempo di  finire le  domande e sfodera  immediatamente striscioni e cartelli  Fuck the diet” “ Riot no diet” “Abbasso le diete” “Fate l’amore non fate le diete… 

fuck the diet
Grafica di Chiara Meloni | Belle di Faccia

Poi c’è una parte di me riflessiva, che rimane seduta a fare un bilancio  e pensa:

PUNTO PRIMO:

È davvero concretamente possibile l’idea di rivalutare il significato di una parola mentre siamo nel bel mezzo della guerra contro la cultura della dieta? Potremmo per esempio da antifasciste chiamare un figlio Benito solo perché è un bel nome e suona bene? (Vedi film: Il nome del figlio)
Poi penso, ci sono  bambini che si chiamano Nerone, non mi pare fosse uno stinco di santo, ma forse quella è storia che non ha più cicatrici…
Questa riflessione mi porta quindi a credere che in un futuro, lontano dalla cultura della dieta per  come la stiamo  disvelando oggi nelle sue ingiustizie, sia possibile che la parola dieta assuma un significato neutro, ma quel giorno non è oggi. Anzi trovo apotropaico e anche impoterante oggi usarla  in  tutta la sua accezione  negativa  e violenta per annetterci una prefisso svalutante e ribelle, che ne enfatizzi lo schifo: ANTI DIETA.
(Ora tiro fuori gli striscioni con cognizione di causa)

PUNTO SECONDO:

Battaglia a parte, cosa ci guadagnerebbero le persone singolarmente e colletivamente dallo sforzo di pensare che fare la dieta sia una cosa positiva?
Personalmente credo niente! Perché non è una parola così necessaria, se ci rendessimo contro che la parola mascherina evocasse solo esperienze collettive negative, sarebbe un problema, cosa potremmo usare al suo posto? -Quella roba li che copre naso e bocca per proteggersi-.
Invece, al posto di dieta, se volessimo ridarle il suo significato originale, potremmo dire semplicemente: MANGIARE…
Se invece volessimo orientare la parola verso   obiettivi sanitari di protezione e prevenzione potremmo dire: alimentazione per il benessere, di benessere, scelte con il cibo nel rispetto dei nostri bisogni, cibo e benessere, stile di vita (!!??che io non amo).

Nel primo caso (più neutro) basterebbe quindi dire: -Cosa mangi di solito?- al posto che: qual è la tua dieta?
Nell’altro potremmo invece scrivere sulle nostre pagine social: -Ti aiuto ad avvicinarti ad un’alimentazione di benessere-… al posto che scrivere: –Dieta– per poi promuovere (in veste di avvocati del diavolo) trattati sul fatto che però sia in realtà una bella parola…

È faticoso dilungarsi in perifrasi più  lunghe di 5 lettere?

Già, qualcuno dice: -Che sarà mai una parola, è il contesto che fa la differenza-

(uff…)

Respiro profondo… e rispondo:
Eh no Salame!! Non è così!
studia, ascolta e rispetta: studia la psicologia e l’effetto psico-fisico che una sola parola può evocare nelle mente e avere sul corpo,  ascolta le persone cosa raccontano, come si sentono, e rispetta la scelta dei vocaboli  che è più congeniale al loro benessere.-
Non voglio scomodare tematiche più  grosse di me e delle mie competenze, ma  la n*word è un esempio di come 5 lettere evochino una storia passata e presente di profondo odio razziale e discriminazione, a prescindere dal contesto!

Ricapitolando, dieta potrebbe essere come una slur (parola densa di significati culturalmente negativi, stigmatizzanti e discriminanti che le persone dirette interessate e colpite dalle oppressioni scelgono di bannare), quindi riqualificarla ora, che sta continuando a mietere vittime, pare non essere la scelta più  vantaggiosa per la salute delle persone. Mi ritrovo, poi, a complottare sul fatto che forse l’unico vantaggio di questa “lotta” per la pulizia della parola dieta sia solo a scopo personale/professionale.

Forse non è così consapevole questo vantaggio, forse sono io che vedo del marcio dove non c’è, ma se  lo scopo fosse quello di far brillare una parola che “ci” rappresenta in qualità  di dietisti, non stiamo forse riproponendo le solite dinamiche di oppressione dalle quali vogliamo liberarci?

Se  per esempio il pensiero inconsapevole fosse:

-Dieta è una brutta parola  per te, per me no, si basa tutta la mia professione su quella parola, quindi te la  faccio piacere a tutti  i costi, perché io sono bravo e ti salverò- ?

Suona un tantino paternalista, che non è un atto  di cura, almeno non per come un approccio inclusivo  considera la  cura, ossia un costrutto complesso, ricco e soprattutto autodeterminato.

In conclusione rivalutare la dieta a tutti i costi, in un contesto di cultura della dieta disumanizzante, è un atto di violenza epistemologica: la scienza medica si impone ancora una volta con oppressione sulle esperienze delle persone e pretende di cancellarle (senza rispetto né ascolto), per imporre il suo punto di vista privilegiato.

Rinnovo pertanto la mia scelta verso un approccio anti-dieta, inclusivo, fatto dalle persone, per le persone, tramite le storie dirette delle persone, esperienze cliniche reali e studi scientifici decolonizzati: una scienza evidence based dal basso.

  
Ti ringrazio se contribuirai alla condivisione del mio articolo!

1 commento su “Dieta, stile di vita o slur?”

  1. Buongiorno, trovo Interessante e profondo tutto ciò che scrive e condivide sui social. Vorrei tanto avvicinarmi con più coscienza all’alimentazione intuitiva perché pensavo di esserci riuscita ma dall’avvento del covid in poi ho perso completamente la bussola. Ho provato a rivolgermi a nutrizionisti che mi sembravano in gamba e con una filosofia non colpevolezzante ma è stato peggio.
    Come devo fare? Meglio una visita presso il suo studio o seguire il suo webinair ? Grazie in anticipo.

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